A chi punta il dito, a chi indaga sui motivi dell’operato altrui viene solitamente attribuita la presunzione di considerarsi migliore.
Ogni posizione intransigente circa il rispetto delle regole viene comunemente percepita come anomala.
Il PERDONO sembra l’orientamento dilagante nel Paese Italia, con la benedizione dell’Apostolato che si sente orgogliosamente artefice di questa civile redenzione, resa, rassegnazione, ai crimini e misfatti che quotidianamente ancheggiano sotto i nostri occhi, sempre più seducenti per la sfacciataggine con cui si mostrano e per il mistero in cui sanno dissolversi, senza che alcun essere vivente abbia potuto fino in fondo contrastarli. Anzi, se qualcuno osa contrastarli di certo sta perpetrando una oscura e ignobile persecuzione.
Il PERDONO dicevamo, santa dote che non costa nulla – così ci era sembrato, se non produrre l’effetto di fare alzare sempre più l’asticella della legalità, dei soprusi ai danni dei cittadini; quelli che temono di pagare in ritardo il canone RAI, quelli che “alle autorità bisogna comunque portare rispetto”, quelli che acquistano solo prodotti di sottomarca e gli viene il cancro allo stomaco, quelli che lavorano come schiavi per aziende eccellenti o quelli che affrontano il rischio d’impresa per poi sborsare allo Stato un pizzo che nemmeno la Mafia si sarebbe osata tanto.
La Mafia. C’è chi sostiene che non esista più. E se qualche magistrato negligente alza e punta il dito sull’infiltrazione mafiosa nella classe dirigente (e viceversa), che da oltre quarant’anni consente e favorisce stragi, abusi edilizi, narcotraffici, sfruttamento della prostituzione… con una rete di corruzione più ampia e costellata della volta celeste, questo magistrato assume il ruolo di indagato, sospettato, schernito da certa stampa amorfa e disinformata, osteggiato (e minacciato?) dagli alti poteri dello Stato con l’insinuazione di condividere complotti con finalità golpiste.
Ma ancora non basta. Ancora il PERDONO. Siamo un Paese cattolico, e mostriamo l’altra guancia, già tumefatta, dilaniata, mai cicatrizzata.
Incaprettato dai dogmi e dall’ignavia il Popolo Italiano affida il proprio presente e il futuro alla speranza di un nuovo Redentore, e poco importa se parlerà di pace e fratellanza o di speculazione finanziaria, l’importante è che sia maschio, coraggioso e vincente.
Affidereste mai a una donna un ruolo così strategico? Non scherziamo. Una donna può avere al massimo una bella calligrafia, le si può far credere di essere importante, le si può anche consentire di parlare in pubblico ma a condizione di pronunciare solo sciocchezze.
Non faremo qui ulteriore propaganda a quelle che hanno un bel culo, e che possono aspirare a rivestire e svestire incarichi di qualsiasi natura.
Salvo eccezioni, donne in possesso di reale competenza e talento vengono emarginate, rese bersaglio di spietati esorcismi da parte dei sovrani detentori del potere.
PERDONA LORO. Anche se sanno esattamente quello che fanno. Ma loro non puntano il dito e non pretendono di essere migliori. Hanno versato tangenti, sono stati indagati per peculato, concussione, partecipazione esterna in associazione mafiosa… reati così gravi che a noi piccoli e medi peccatori sembrano imputazioni astratte se non, paradossalmente, irrilevanti.
Per quanti tentino di parlarne e di scriverne, di sollecitare i cittadini all’informazione e alla presa di coscienza, la loro percentuale è sempre troppo esigua rispetto alla massa illimitata di detrattori, calunniatori prezzolati, spregiudicati difensori della criminalità più invisibile e devastante della nostra storia.
Informazione e impegno civile. Due gesti enormi che sostenuti da cittadini determinati, intelligenti, motivati a una svolta sociale radicale quanto necessaria, potrebbero realizzare quel cambiamento a cui molti di noi nell’intimo, o brontolando, aspiriamo. Ma occorrono contesti, spazi in cui si sviluppi e si accordi il pensiero, in cui si cominci a tracciare la struttura e la materia dei nuovi scenari, per contrastare e arrestare l’estinzione definitiva della sovranità popolare.
Siamo tutti peccatori. Ma tra peccato veniale e peccato mortale c’è una bella differenza. Essere sovrappeso non è lo stesso che essere obesi. La gravità del peccato può sospendere il PERDONO?
P.S.: poi c’è il Teatro, di cui in qualche modo facciamo parte, dove tutto procede in modo stabile, troppo Stabile. A parte alcune operazioni appartate che rischiano di essere sommerse e annientate. Specialmente se assumeranno la forma di piccoli microcosmi di potere frammentati e inaccessibili. Ma per molti, questo non sembra rappresentare ancora una vera emergenza. Poi ci sono le estetiche corrotte, le lettere morte, le emozioni decerebrate, le poetiche rimasticate…