di e con Roberto Scappin e Paola Vannoni
produzione quotidianacom
con il sostegno di Provincia di Rimini, Progetto Teatro Argo-Navis
in collaborazione con Comune di Poggio Berni, Assessorato alla Cultura
premio Stefano Casagrande – “Loro del Reno” 2008, Teatri di Vita, Bologna
Le rivoluzioni possono affermarsi con la violenza, ma possono durare solo con il dialogo. Dialogare, interrogarsi, porsi tranelli, senza possibilità di differire. Definire un tracciato, percorrerlo con la scommessa dell’imprevisto, allarmarsi, essere ridicoli, ostinarsi, accettare i vuoti, le cadute, sostenere lo sguardo, abbassarlo, sos-tenersi. L’attore come ricercatore del silenzio, della non azione. Senza rinunciare alla teatralità. Estetica come conoscenza sensibile. Sfidare l’irrappresentabile, condensando il comico e il tragico in un realismo limbale, dove niente è inventato, ma tutto esiste in un’intensità moltiplicata. Reagire agli stimoli, alle provocazioni, rinunciando all’orgoglio, che non appartiene alla bestia.
Le figure si stagliano bianche, disposizione di fine e di inizio, dualismo che apre a uno stato di resistenza e insieme di possibilità. E’ una ritenzione che attraverso il conflitto tenta una perdita, uno smembramento di ciò che possediamo nella carne e nel sangue ma non ci appartiene. La sproporzione grottesca tra I nostri intenti e I nostri atti.
Trasgredire la formula per alleggerire il pensiero, senza renderlo fatuo; assecondare l’attitudine al gioco e allo scherno, sottraendo peso alla forma; sostituire necessario con accidentale; ribaltareil proprio io facendolo regredire a i-o, gioendo di una degenerazione ricca di possibilità; sostituire senso con sensazione e realtà con sacralità (dell’essere, nonostante la risibile purezza). Uno di fronte all’altro, clandestini prospettiva di indagine nel suo sviluppo prendendo se stessi come oggetto d’analisi, tu non sai cosa porto, io non so cosa porti, senza portare nulla, muoversi a un compito di verità, arduo. Siamo qui per stare al gioco e nessuna norma che regola. Esporre l’intimità. Quello che posso fare è rendermi ridicolo, sentirmi ridicolo, voglio stare davanti a questo ridicolo più sono ridicolo, meglio è. Ogni esistenza è sorprendente. Un canto dell’inferno, un paradosso. Cosa vuoi sapere cosa ti rispondo cosa voglio sapere cosa mi rispondi. Lo sgomento dei fatti nudi. Estraneità e indifferenza a noi stessi, l’intimità di un fantoccio. Nessun tentativo di persuasione un tentativo d’umanità. Le evidenze conservano il privilegio del segreto. Non ci si rassegna alla beffa infinita, attendere il possibile del reale, una traccia di reale, nell’evidenza delle cose, connessioni. Lo sgomento di come siamo.
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